Zitti, parla Muti!

Zitti, parla Muti!

“Oh! Che mai parlo?”. Certo, le parole di Aida, l’amante di Radames, sono una costante del libretto di Ghislanzoni: siano esse le favelle sconvenienti, riguardanti l’amore per il prode guerriero; oppure siano esse grida di disperazione o preci pietose. Martedì sera, però, le prime ed ultime parole dinanzi ad un’Arena quasi ammutolita sono state quelle di Riccardo Muti. Sì, è stato il direttore d’orchestra molfettano a “muovere il labbro” di una partitura che da quarantotto anni appartiene al suo repertorio. E ciò che si è potuto ascoltare dalla platea è stato, quindi, un lunghissimo e magico racconto, intriso di mille vicende, di altrettanti ripensamenti, di infinite riflessioni, ascolti, confronti, pensieri, prove, dibattiti, successi. Tutto presentato su un piatto prelibato, assaporato da una platea bramosa di saziarsi di genialità.